domenica 1 novembre 2009

Sperate in qualcosa. Qualsiasi cosa esso sia...

Dopo essere rimasto piacevolmente folgorato da un promo su Scientology trasmesso nella multisala dove mi ero recato per vedere un film, ho cercato per giorni di trovare quel filmato, fallendo. In compenso, mi ha affascinato un trattato che parlava di alcuni dei pilastri su cui si fonda questa religione. Dopo aver premesso che una religione dovrebbe "spiegare la vita", e non portare la gente a vivere in funzione di che sarà di loro dopo la morte (nemmeno troppo vaga frecciatina alla religione cristiana e alla sua credenza nel Paradiso), l'articolo sottolinea che per Scientology è vero ciò che uno crede vero. Frase sicuramente affascinante per l'esteso potere che da ad ognuno di noi, ma sufficientemente poco concreta: se io dico che tu hai torto e tu dici lo stesso di me, alla fine entrambi dovremmo aver ragione, ma così non può essere. Al più si può dire che ognuno vede la verità secondo il suo stesso punto di vista, ma ciò porterebbe ad avere non una "religione", ma bensì miliardi di visioni della vita costruite su misura per ognuno di noi. Cosa che in realtà avviene comunque aldilà delle etichette (visto che ognuno finisce per tenere della propria fede solo ciò che più gli fa comodo...). Ma cavolo, mi sto perdendo di nuovo...
Che andavo dicendo? Ah, si, ciò che mi ha affascinato di questo trattato. Secondo il filtro di chi ha scritto l'articolo, Scientology riconosce quattro principali motivi ("diritti-doveri") per cui vale la pena vivere:
1) se stessi (stare bene, soddisfare i propri bisogni primari...e non solo quelli)
2) il sesso (inteso però come mezzo per riprodursi: vivere per dare vita ad altri...)
3) il gruppo (la necessità di stare in mezzo agli altri, il confronto per fare crescere se stessi e chi ci sta attorno)
4) il genere umano (ogni persona ha il suo ruolo nel mondo, il suo posto al sole, e tramite il suo agire può fare in modo che anche il mondo stia bene).
Interessante...ma ammetto che mi ha convinto zero.
Per i cattolici che è invece!? Vivere per trovare la propria ragione d'essere in Dio? Vivere per preparare la propria strada verso il Paradiso... attendere "il grande salto"? Vivere per amare (cioè: detto tutto, detto niente...)? Vivere perchè "la vita è un dono"? No, no, no.. nemmeno queste mi convincono appieno.
E quindi? E quindi trovo conforto in un libro che sto leggendo che attinge addirittura dal buddhismo. Che in realtà non da comunque una risposta, ma almeno non finge di volerla dare. Sottolienando che a volte è più importante nutrire l'anima (e il cervello) che il corpo, ricorda che cè solo un motivo per cui vale la pena vivere: la speranza. Tutto ciò che facciamo o che vorremmo fare, tutto ciò che non facciamo o che vorremmo che qualcunaltro facesse per noi è frutto della speranza. Sperare in qualcosa, qualsiasi cosa esso sia.
Giusto che altrimenti, non ci sarebbe ragione per sostare qui...

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