sabato 26 settembre 2009

Alla fine è sempre buio, finchè non accendi la luce...

Ma noi che ci abbandoniamo così, nei treni scuri, nelle strade scintillanti, che ci facciamo ingoiare dalla notte, che cosa speriamo? Che cosa alziamo e che cosa abbattiamo?
E tu perché non ti decidi a prenderla o lasciarla al suo dolore, di modo che segua la sua strada, se non è quella divisa con la tua? Questo succede a volere tutto!
La gente ride troppo, la gente non è buona.
[...]
“Mi hai insegnato a camminare contro i muri, ora non so andarci più in mezzo alla strada!”
La gente muore intorno a noi e noi ci sentiamo immortali.
Il segreto m’è entrato però nelle ossa, la paura ha scavato un fossato intorno, il mondo non basta.
La paura ammazza il topo!
Arrendersi a qualcosa, coltivare qualcosa, tenersi in tasca qualcosa che non ti faccia sentire perduto. Oppure mettersi in prigione, per avere la prospettiva di uscire.
La messa a fuoco, la distanza.
Nostalgia e fissazione.
Lealtà e la speranza.
Speranze che non si sfoderano mai chiare, e sono lunghe come il coltello del vigliacco, che mai si decide a tirarlo fuori davvero…
[...]
E allora non vi corro più dietro di sicuro. Ne ho già prese di storte. La voglio comoda o niente. Non he ho pià per inseguire nessuno. Vi vedo, è un attimo.. la vertigine di un momento.
Mi sento come su un dirupo… treno, stazione, vetri rotti, passi, sputi, cicca, corpi, plastiche, pornografia, maledetti, nervi e cazzotti sulla faccia, schiaffi, bestemmie e porchemadonne, cerchi strinati, vampate di gioventù, ustioni, e dunque ci risiamo ancora in mezzo al troiaio, a lasciare ancora, a prendere, a perdere, senza mai abituarsi.
Lasciarsi sempre, senza mai partire!
Bisognerebbe decidere di essere cattivi, una volta per tutte, una volta per tutti.
Per i musi. Le scarpe, i clacson, per il fastidio supremo.
Dunque merda alla cortesia. Merda ancora di più alla lingua,
e tanta più mmerda all’ammore!
L’amore, che fa sentire giovani, che fa ritornare giovani!
Si torna così giovani da pisciarsi addosso, farsela nel letto, addirittura, e dormirci dentro.
E poi, l’intervallo maledetto! Le pause e tutto quello che spinge gli uomini a mischiare salive e debolezze, desideri, invidie e gelosie, nell’anelito di qualcosa, qualcosa, un cric per arrivare ad affacciarsi alal finestra, tanto per languore, per incompletezza.
Contatto, oscenità, parole grossolane, moine, fandonie e balocchi.
Cosa mai avrà fatto di bene l’amore?
[...]
Basta essere buoni!
I buoni riempiono il sacco fino a che piegano il gobbone, e poi non possono più guardare avanti, ma a terra soltanto.
[...]
Com’è simile la parola amarezza alla parola amore!

Alla fine è sempre buio, finchè non accendi la luce.
(da "Non si muore tutte le mattine" di Vinicio Capossela)

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