giovedì 5 marzo 2009

Chi s'accontenta gode

(così così)

Ieri sera sono stato in un bar con un’amica. Accanto a noi una coppia passava il tempo a sbaciucchiarsi e imboccarsi di biscottini in modo romantico, facendo arrossire anche Lilli e il Vagabondo. Io, ironizzando, dico che “Quello sarebbe già un motivo valido per porre fine ad una storia!”. “Quale?” chiede la voce della ragazza al tavolo con me. “L’eccessivo romanticismo” rispondo io, secco.
Ma l’occasione è ghiotta per raccontarmi una cosa che ha visto, giusto quella mattina, in tv. Pare fosse una puntata del telefilm Ally McBeal dove un uomo accusava la sua compagna di tradimento perché dal giorno del loro matrimonio si era creata una vita parallela immaginaria, scrivendo lettere ad un ipotetico uomo perfetto, mai esistito. Ovviamente non sussiteva tradimento visto che questa era una figura totalmente immaginaria e non un ex-fidanzato o un uomo misterioso. E la donna si giustificava raccontando che nella vita va sempre così. Che poiché non possiamo trovare davvero il partner perfetto, la persona che vorremmo accanto a noi, siamo tutti destinati ad accontentarci, e passare la nostra vita accanto a qualcuno che non è magari che l’approssimazione più vicina a quello che è per noi la perfezione. E questa mia amica sottolieava che questo pensiero l’aveva “sconsolata” un po’.
Io era scettico soprattutto sulla scelta della donna del telefilm, fine a se stessa. Alla fine, dico io, se uno proprio vuole “accontentarsi”, deve quantomeno essere felice di ciò che ha.Non posso avere 100, scelgo questa cosa che vale 90, 85, 80… ma ci sto bene. So che non potrò avere di più ma questo mi basta”. Se invece si crea questa vita parallela in cui ha questo uomo immaginario che le può offrire 100, ma che nella relatà non ha, sarà di nuovo frustrata, e quindi di nuovo triste. E quel suo “accontentarsi” non le sarà servito a nulla…
Che poi, nonostante abbia io appena ammesso di sotoscrivere le linee di fondo di questa filosofia, credo anche che in realtà non sia mai un vero accontentarsi. Che più spesso sia semplicemente il prendere consapevolezza che ciò che pensavamo di volere, forse non era realmente vero. Smussiamo gli angoli del nostro quadro ideale, per potervi dipingere meglio il nostro futuro. Chiudiamo un occhio, per aprirne due.
...ed è della nostra natura che vada bene così…


(…persino in un periodo in cui magari siamo un pochino più… SVOLAZZANTI… del solito…)

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