lunedì 2 marzo 2009

A cosa serve avere il guscio se ti abituano a non usarlo?

“La volontà di Dio è per noi, poveri peccatori,
oscura come la più buia delle notti d’inverno.”


I peggiori alla fine sono gli amici. Quelli di cui ti fidi.
Per un periodo Quattro Formaggi aveva lavorato in una pescheria. Puliva i pesci e faceva le consegne a domicilio. Ogni giorno scaricavano delle cassette di polistirolo piene di grosse vongole. Arrivavano vive, bastava metterle in una vasca e dopo dieci minuti tiravano fuori un lungo tubo bianco con il quale succhiavano l’acqua e l’ossigeno. Ma era sufficiente avvicinare la punta di un coltello al guscio per farle scattare e richiudere, per un’ora almeno. Ma poi, quando si riaprivano, se le tiroccavi rimanevano chiuse solo mezzora. E a furia si stuzzicarle ci si abituavano e non si chiudevano più.
A quel punto erano finite.
Ci infilavi dentro la punta del coltello e le vongole, idiote, si chiudevano di scatto con tutta la lama dentro. Allora giravi la lama e il guscio si rompeva, e nell’acqua usciva una nuvola marrone di carne ed escrementi.
A cosa serve a vere il guscio se ti abituano a non usarlo?
E’ meglio non averlo, stare nudi, se serve solo al coltello per ucciderti.

(da “Come Dio comanda” di Niccolo’ Ammaniti)

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